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domenica 3 febbraio 2013

STRALCI DI INDECENZA

STRALCI INDECENTI...
Virginia ha occhi grandi da Bambi, più blu del mare profondo,

 con ciglia lunghe da Biancaneve.

. Cammina dondolando. Non ha gambe lunghe, dalla  camicia sbottonata non spuntano le grandi tette della mamma o della zia Angelica. Si vede tanto bianco. Bianco e due piccole curve, ohhh sììì, due piccole curve bianche come le mie. E papà si lecca le labbra.
Virginia è la mia nuova baby-sitter.

Virginia ha sei mesi più di me.
Virginia è la nostra nuova bambola.




Ma io le controllo, sto all’erta. Non mollo. Non dormo

. Se dormo, schiaccio l’orecchio destro contro il cuscino. Di

 giorno non ho paura, il sole guarisce tutto. E’ di sera, è 

quando non ne prendo, o non ne prendo abbastanza, che

devo controllarmi di continuo allo specchio. Controllare di 

esserci tutta, di essere ancora intera; che non salti troppo

 agli occhi indagatori il mio essere irrimediabilmente 

spezzata.

Raccolta di racconti
Inclinazione all'indecenza
Fausto Rampazzo & Claudia Ermione Gizzi 
Eroscultura.com

Nella stanza in ombra, un anno dopo il sì. Ci contorciamo, ci

 sfreghiamo l'uno contro l'altra aggrovigliando le 

lenzuola. L'audio della televisione a volume altissimo copre i

nostri gemiti (una mia fissazione: la nostra camera 

da letto confina con quella dei vicini). Bacio, bacio, carezza,

 ancora bacio, poi i suoi capelli a spazzola si

 intrufolano in basso. Mi guizza sotto, attorno, imprendibile.

 La sento dappertutto. E' più agile, soprattutto più

decisa; porta i suoi affondi come se il letto fosse il suo

habitat naturale. Io invece mi impiccio nel lenzuolo, soffoco


tra i cuscini, accuso dolore alle reni e alle anche. Sono

sempre stato forte, ma poco elastico. Carezza, bacio non 

so da dove, carezza di piede, di lingua. La blocco. La chiudo

tra le braccia trattenendola per le cosce. Lei accenna

 un debole tentativo di liberarsi, un ultimo fremito. Si

arrende.

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